- “Buonasera, signor K. Nella sua email richiedeva una consulenza di coppia, come mai è venuto da solo?” domando al signor K.
Lui allarga le braccia sconsolato e in cerca di conforto risponde sospirando: “Eh… che vuole che le dica, B è fatta così. Arriva sempre tardi agli appuntamenti e non si può fare affidamento su di lei” “Non siete partiti da casa insieme?” gli domando “Dal lavoro” mi corregge R: “Ah, ora è chiaro. Giustamente, lavorando in luoghi diversi e con orari diversi…” K: “No no… lavoriamo nella stessa azienda e abbiamo gli stessi orari” R: “E come mai non siete venuti insieme, allora?” K: “Gliel’ho detto: B. arriva sempre tardi agli appuntamenti e io non volevo fare brutta figura” “Quindi ha pensato bene di non aspettarla…” sussurro più o meno ad alta voce Lo faccio accomodare e il suo telefono inizia a squillare.
Lui, prima di rispondere lo lascia squillare ad alto volume,
sottolineando con delle smorfie del viso la sensazione di fastidio che
tale rumore provoca nello studio. K: “Lo vede? Che le dicevo? E’ B!” R: “Non crede che sia il caso di rispondere, allora?” Dopo aver indugiato ulteriormente con espressioni di disapprovazione, K risponde al telefono.
B si era persa e non trovava lo studio (in realtà non sapeva bene dove
fosse, visto che era stato K a contattarmi) ma K, piuttosto che fornirle
indicazioni stradali, inizia a rimproverarla: “Guarda che io e il dottore stiamo aspettando te!”.
K e B stanno insieme da tre anni. Mi hanno contattato perché vorrebbero
“far fare un salto di livello” alla loro relazione, che nell’ultimo
anno, oltre a non fare progressi, ha presentato forti momenti di crisi. Si sono conosciuti sul lavoro ed è stato un ”colpo di fulmine”. La loro è una storia passionale basata soprattutto sul sesso. Sono entrambi dirigenti ma K ricopre un ruolo “più alto” e, per il primo anno, è stato anche il supervisore di B. La loro relazione ha causato da subito problemi sul posto di lavoro, perché contraria alle politiche aziendali. Col subentrare delle prime accese e, a volte, violente discussioni, sono stati trasferiti di reparto.
Mi spiegano che si amano e vorrebbero avere un figlio, perché sentono
di essere fatti l’uno per l’altra, ma, se all’inizio tutto ciò che
condividevano era il sesso, ora passano la maggior parte del tempo a
litigare, giungendo spesso a picchiarsi. B accusa K di non
voler assumere un impegno formale, mentre K accusa B di essere una
persona sulla quale non poter fare affidamento. B lamenta il fatto di avere poco spazio nella vita di K. Al di fuori del lavoro si vedono solo in tarda serata per fare l’amore e/o per litigare.
K sostiene di non avere alcun problema ad impegnarsi con B, altrimenti
non le avrebbe proposto né di fare un figlio, né di andare insieme dallo
psicologo. Se ciò non avviene è solo perché B è una persona immatura e
inaffidabile. Quando chiedo con chi vivono, scopro che B vive con sua madre e le sue sorelle, mentre K vive con sua moglie e sua figlia. “Quindi lei ha una moglie e una figlia ma vorrebbe intraprendere un percorso psicologico di coppia con B?” domando al signor K.
K: “Dottore, guardi che con mia moglie non faccio più sesso da anni!
Ormai le voglio bene come fosse una sorella. A casa ci sto solo per
mangiare, dormire, avere i vestiti puliti e stirati… accompagnare mia
figlia a scuola e a danza, guardare la tv sul divano… queste cose banali
di tutti i giorni insomma. La vera passione c’è solo con B; quindi si
può dire che la mia vera vita sia quella con B. Anzi, con mia moglie
sono spesso insofferente, le permetto di occuparsi di me solo perché mi
fa pena. Ma lei lo sa che io e B stiamo insieme.” R: “Sulla base di cosa afferma che lei B state insieme?” K: “Gliel’ho appena detto… la passione. Io mi sento vivo solo quando sto con B.” R: “E lei ritiene che questo sia sufficiente a fare di voi una coppia?”
K: “Ma noi SIAMO una coppia! E’ evidente! Ci AMIAMO, abbiamo un’ottima
intesa sessuale, per me B è la persona più importante del mondo e tutto
il resto non conta”. R: “Con chi ha trascorso l’ultimo Natale?” K: “Con mia moglie e mia figlia” R: “Con chi ha festeggiato il suo ultimo compleanno?” K: “Con mia moglie e mia figlia… perché?” R: “Con chi è andato in vacanza la scorsa estate?” K: “Con mia moglie e mia figlia… ma l’ho fatto solo per mia figlia… che c’entra? Non capisco dove vuole arrivare…” R: “Attualmente qual è il luogo che lei definirebbe casa sua?” K: “In che senso?” R: “…” K: “Casa mia, con la mia famiglia.” R: “Appunto, con la sua famiglia.”
R: “Adesso veniamo a lei, B. Suppongo che se le rivolgessi le stesse
domande che ho rivolto a K, lei risponderebbe “con mia madre e mia
sorella”, dico bene?” B: “Sì.” R: “Se vi chiedessi di
volgere lo sguardo al futuro, riuscireste ad immaginare uno scenario in
cui condividere tali esperienze insieme?” K e B: “No” R: “Cosa ve lo impedisce?”
K: “Come le ho detto, per quanto mi riguarda, non le ritengo delle cose
fondamentali per una coppia. Io con B sto già bene così. L’unico
problema è che ultimamente litighiamo più del solito… E poi non potrei
mai sottrarre del tempo a mia figlia” B: “Mia madre mi ha detto
che finché K non lascia sua moglie io non devo impegnarmi con lui, e
penso che abbia ragione. Inoltre sta anche poco bene di salute e non me
la sento di lasciarla sola con mia sorella” R: “Allora potete
continuare a vivere l’illusione di una storia d’amore fantastica,
trascendendo ogni elemento di realtà, nata con un colpo di fulmine e
culminante con la creazione del figlio dell’amore, che risolverà tutti i
vostri problemi, oppure iniziare a rendervi conto che la vostra
identità si definisce sulla base delle esperienze che condividete e
progettate entro una relazione e che assumono un senso entro un contesto
dal quale non si può prescindere. Entro quest’ottica noterete
anche che gli atteggiamenti che mettete in atto (arrivare prima dallo
psicologo per dimostrare che l’altra è inaffidabile; invocare la
garanzia della separazione come condizione per poter procedere nella
storia d’amore) non sono altro che pretesti che vi consentono
implicitamente di rimanere ancorati allo status quo e vi tutelano dalla
paura di affrontare un cambiamento necessario sul piano dell’identità.
E’ evidente che la moglie e la figlia di K, e la madre e la sorella di
B, soddisfano dei bisogni individuali fondamentali che, non trovando
espressione nella coppia, vengono negati (i propri) e considerati come
elemento di disturbo (quelli altrui).” K e B hanno scelto la seconda opzione.
Dottor Riccardo Cicchetti
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