Quante donne hanno sentito pronunciare questa frase dall’uomo che
stavano frequentando?
Magari hanno anche apprezzato la sincerità del discorso mentre si godevano una bella serata.
Ben presto lui sparisce per giorni o settimane: non si fa sentire,
non risponde ai messaggi e, in quelle rare occasioni in cui si riesce a
parlare, è molto freddo e resta sul vago circa la data di un prossimo incontro.
Tra una fuga e l’altra ricompare all’improvviso, come se niente
fosse, con un bel regalo o una cenetta romantica.
E’ a questo punto che lei dimentica di colpo tutta la frustrazione
e l’insoddisfazione di un rapporto che, fino al giorno prima, l’aveva vista
attendere una chiamata che non arrivava.
Eppure attendeva con ansia il momento di parlargli di persona, per
esporre il suo punto di vista.
Ma quando arriva l’occasione per il chiarimento, ecco che
l’atmosfera è talmente magica che qualunque parola diventa superflua:
“Non mi andava di rovinare
la serata. Non c’era bisogno di parlare, ci siamo capiti guardandoci.”
Dal giorno successivo, lui sparisce di nuovo. E il ciclo si
ripete.
Per quanto possa sembrare paradossale, si tratta di una dinamica diffusa.
Molte donne rimangono intrappolate in rapporti ambivalenti che
oscillano tra momenti di felicità e momenti di chiusura, freddezza, distacco e
fuga.
In questa altalena di emozioni, il pensiero tende ad essere
riparatore, nel tentativo di difendere l’investimento emotivo e allontanare lo
spettro della possibilità di aver commesso un errore di valutazione affidandosi
all’uomo sbagliato o, peggio ancora, la paura di rimanere single.
Si impiegano enormi quantità di tempo ed energie a domandarsi il
perché di un tale comportamento e ad individuare delle risposte accomodanti,
volte a normalizzare e giustificare la situazione:
“Deve avere avuto un
difficile rapporto con i genitori”
“La sua ex deve averlo
ferito molto!”
Come conseguenza implicita, si tenderà a dimostrare di essere migliori di chi lo ha fatto soffrire:
“Non devo fargli pressioni.
Devo mostrarmi più tranquilla e meno esigente.”
Fino a sconfinare nei casi in cui lui non è più considerato
responsabile delle sue azioni:
“So che in fondo mi ama e
vorrebbe stare con me, ma è spaventato. Devo aiutarlo a superare le sue
difficoltà.”
E’ bene sapere che non tutte le persone hanno la capacità di
stabilire delle relazioni profonde e soddisfacenti con un altro essere umano:
purtroppo, esistono individui che non hanno sviluppato una sana affettività o
che semplicemente non riescono a gestirla.
Possono essere brillanti, affascinanti, intelligenti,
professionalmente affermati e abili nel corteggiamento, ma la loro capacità di
amare e di costruire una relazione risulta gravemente compromessa.
Questi uomini hanno gravi difficoltà con l’intimità e non si
legano mai in modo totale e definitivo ad una persona.
Va chiarito inoltre che non si tratta di una caratteristica
unicamente maschile, ma le dinamiche in questione sono molto più diffuse quando
è la donna ad essere sedotta.
ALCUNI TRATTI
CARATTERISTICI
Corteggiamento “ad impatto”
Nei primi incontri lui si mostra un perfetto principe azzurro: è
pieno di slanci e di attenzioni, e sembra molto preso dalla sua donna.
La relazione appare da subito travolgente e passionale ma
l’innamoramento non si trasforma mai in amore.
L’amore richiede infatti la capacità di vedere l’altro per quello
che è e di accettarlo con i suoi pregi e i suoi difetti ed è una capacità che
purtroppo in questi casi non è sviluppata.
Assenza di
progettualità
La caratteristica distintiva di questi rapporti è la mancanza di
una progettualità condivisa e di una crescita comune: anche se ci si frequenta
da anni, il rapporto non evolve ma rimane a livello di una frequentazione
casuale in cui è sempre lui a decidere i tempi e i modi dell’incontro.
Alla costante
ricerca del “meglio”
Considerarsi i numeri uno, implica il circondarsi di persone “di
un certo livello”.
In un rapporto di coppia questo si traduce nell’incapacità di
accettare le piccole debolezze e i difetti della partner, che, per essere amata,
deve adeguarsi a degli ideali di perfezione che non hanno riscontro nella
realtà.
La continua ricerca del meglio conduce ad uno stato di
insoddisfazione cronica.
Il fascino della conquista
Anche se possono essere convinti di cercare un rapporto duraturo e
dichiarare di volere qualcosa di più del semplice
sesso, quello che li motiva veramente è l’eccitazione e l’adrenalina della
conquista.
Qualunque rapporto di coppia verrà giudicato deludente perché non
può reggere il confronto con la relazione fatta di complicità assoluta, di
passione folle, di emozione travolgente che si sperimenta nella fase
dell’innamoramento e che sarà sempre ricercata nella donna che deve ancora
arrivare.
Pretendono molto e danno poco
Non mi stancherò mai di ripeterlo: una relazione sana è quella che
tende a soddisfare i bisogni di entrambi.
In questo caso invece, si assiste ad una relazione a senso unico e
senza compromessi, modellata sulle esigenze di lui.
Incapace di empatia, non riconoscerà i bisogni della partner e
vivrà ogni piccola richiesta come una coercizione, un tentativo di controllo e
manipolazione.
Non si concedono mai fino in fondo
“Deve ancora nascere la
donna che mi fa perdere la testa!”
Se da un lato si desidera la vicinanza e l’intimità di una
relazione amorosa, dall’altro c’è l’incapacità di tollerarla: l’intimità
suscita un sentimento di oppressione, di ansia , di perdita della propria
libertà che scatena un potente desiderio di fuga.
Incapaci di fidarsi dell’altro, non si concedono mai fino in fondo,
preferendo mantenere un’immagine vincente e superficiale.
COME COMPORTARSI
IN QUESTI CASI?
Per quanto si tratti di un profilo ben noto agli psicologi, va
chiarito che non si può aiutare chi non
vuole essere aiutato.
Personalmente ho lavorato con diversi uomini che credevano di non
riuscire ad amare, ma il motivo per cui si erano rivolti a me è che vivevano con disagio la propria condizione.
Molte donne mi contattano facendomi sempre le stesse domande:
“Perché lui si comporta
così?”
“Come posso aiutarlo a
cambiare?”
A loro restituisco le stesse domande, invitandole ad assumere
un’altra prospettiva:
“Lei come ha reagito a tutto
questo? Come spiega il proprio comportamento?”
“Chi tra i due vive con
disagio questo rapporto? Chi sta rivolgendo domande ad uno psicologo? Chi sente
bisogno d’aiuto? Chi vorrebbe un cambiamento?”
Qualsiasi rapporto di coppia per poter funzionare dev’essere
paritario nella distribuzione del potere decisionale:
Chi decide cosa
fare e quando farlo?
Se la risposta a questa domanda è sempre “lui”, allora bisogna
trovare il coraggio di essere oneste con sé stesse ed impegnarsi a realizzare l’unica soluzione possibile: uscire da questa situazione.
ERRORI DA EVITARE
Mancanza di
visone globale nella valutazione del rapporto
Se lui fosse sempre freddo, scostante e insensibile, sarebbe
facile chiudere la porta.
Ma poi arrivano quei momenti magici, dove lui diventa l’uomo da
sempre desiderato e tutto sembra perfetto: tenerezza, coinvolgimento e passionalità
portano ad un intesa quasi magica che diventa difficile da dimenticare.
L’errore che molte donne fanno è quella di legarsi ai momenti
belli, sperando che con il tempo diventino sempre più frequenti e duraturi.
Eccesso di
giustificazioni e falsi rimedi
Di fronte al comportamento ambiguo del partner, la donna commette
l’errore di giustificarlo, di pensare che le sue fughe siano dovute soltanto
alla paura di innamorarsi e che basterà essere paziente, comprensiva, non
chiedergli niente e dargli tutto perché lui superi le sue paure e si leghi.
“Se faccio la brava, otterrò ciò che
voglio”
“Non devo avere fretta”.
L’illusione di cambiare l’altro
Il primo passo per uscire da una relazione malata è riconoscerla e
accettarla per quella che è realmente. Molte donne non sono innamorate
dell’uomo che hanno accanto ma sono innamorate dell’idea dell’uomo che potrebbe
diventare. Si tratta di un’illusione destinata a fallire.
Negare sé stesse
e la propria sofferenza
Un errore che le donne fanno comunemente è quello di negare con sé
stesse la sofferenza che provano nella relazione, cercando di convincersi che
in fondo va bene così.
Ho sentito anche troppe volte il famoso discorso: “Nemmeno io voglio una storia seria. Mi godo i
momenti belli e vivo il rapporto giorno per giorno”.
Raramente questo discorso è sincero: in una relazione non è
possibile prendersi solo il bello, si prende tutto della persona con cui si
sta, compresi gli aspetti problematici.
Allo stesso modo, non si può vivere un rapporto di coppia giorno
per giorno se non c’è un progetto di vita ad orientarlo e sostenerlo.
RIPARTIRE DA SE’
Soltanto riconoscendo gli errori commessi ed imparando da essi si
può fare un onesto bilancio della relazione per quella che è realmente nel
presente e capire se valga la pena restare o cercare una relazione meno
problematica e più appagante.
C’è un’enorme differenza tra conoscersi e frequentarsi: ci si può
frequentare anche da anni ma sono le esperienze condivise che determinano una
vera conoscenza.
Stare bene in un rapporto non significa dimostrare di essere sulla
stessa lunghezza d’onda, capirsi al volo, avere feeling, se poi si vive con la
costante paura di essere abbandonati.
La conquista della perfezione non ha mai reso felice nessuno e conduce
al vuoto e alla solitudine.
La donna che si lascia catturare da tali fantasie, avrà l’illusione
di essere vincente sul piano sociale e amoroso, mentre in realtà brillerà solo
di luce riflessa. Anzi, sarà proprio lei a conferire ulteriore prestigio a
colui che di questo si nutre.
Rinunciare ad esprimere sé stessi non è mai la
cosa giusta da fare.
Uscite dall’angolo e non vergognatevi di dare
voce ai vostri bisogni: non sono un segno di debolezza, ma le risorse da cui
partire.
Non abbiate paura di rovinare la magia di un
rapporto proponendo di fare qualcosa insieme.
La felicità è reale solo se condivisa!
Dottor Riccardo Cicchetti
Articolo pubblicato su L'AquilaOggi |
Il Dott. Riccardo Cicchetti riceve presso gli studi di psicologia a Roma e Avezzano. Effettua servizio di consulenza psicologica online. Esperto nel trattamento di Ansia, Attacchi di Panico, problemi relazionali, disfunzioni sessuali e situazioni di disagio specifico. Si occupa di gestione dello stress, tecniche di rilassamento e autostima.